I cori ANA, già dai primi anni ’50, sulla più che promettente scia del Coro ANA di Milano, prendono forma. Realtà corali forse meno note al grande pubblico, ma che nulla hanno da invidiare ai cori più blasonati. Alcuni veri e propri talenti armonizzativi e corali nascono nel nome dell’ANA. Basti pensare che su circa 500 cori di genere maschile, quasi 140 oggi sono Cori dell’Associazione Nazionale Alpini. Volendo anche ipotizzare che i dati a cui ci riferiamo, a seguito del costante movimento dell’ambiente corale, possano non essere totalmente corretti. Non possiamo che constare il fatto che più di un quinto dei cori maschili italiani è un coro sotto egida dell’ANA. Questo dato è significativo e straordinario. L’entità coro a tutti gli effetti è da sempre una grande risorsa culturale della vita associativa alpina di gruppi e sezioni. Facendo un calcolo approssimato per difetto di 25 coristi per coro, significa che oltre 3500 soci ANA, cantano in un coro. La vita media dei cori maschili in genere, calcolata su quelli ancora in attività in Italia è stimabile in meno di 35 anni. Arrivare anche solo a questo traguardo significa avere passione, organizzazione, idee. Far coro oggi non è assolutamente cosa facile. Per ogni corista ci sono le prove, una o due volte la settimana, da organizzarsi tra impegni di lavoro e famiglia. I concerti che tra i cori più attivi arrivano ad essere anche diverse decine all’anno. Il tutto poi deve essere organizzato, gestito in autonomia e professionalmente. La scelta dei repertori, lo studio della musica, talvolta anche approfondite ricerche nel campo del canto popolare. Insomma, in definitiva una vera e propria passione che potrebbe essere tranquillamente considerata un vero e proprio secondo lavoro, mal retribuito certo, siamo tutti cori amatoriali, ma con l’intento di offrire spettacoli il più possibile affini ai livelli professionistici. Non è facile, bisogna avere molta determinazione che non è di certo mancata a quella decina di cori ANA che hanno raggiunto i 50 anni di ininterrotta attività. Cori che sono eccellenza del panorama corale italiano. La storia dei nostri cori, troppo pochi sanno che è costellata da grandi nomi nel campo della musica, armonizzatori e capacità interpretative di tutto rispetto. Il “Coro ANA di Milano” (1949), unico ad avere passato la tappa dei 60 anni di ininterrotta attività, vede alla propria direzione uno dei maestri storici del panorama corale nazionale nonché intuitivo etnomusicologo, Massimo Marchesotti che guida la formazione milanese da esattamente 40 anni. Realtà attivissima, è il coro che dopo la SAT a livello discografico, ha prodotto più materiale canoro, con ben 43 opere e oltre 400 brani incisi. Si occupa da sempre di ricerca e recupero di canti popolari e degli alpini, privilegiando piuttosto che proprie armonizzazioni le collaborazioni con armonizzatori esterni, tra gli altri: Zanolini, Bettinelli, Soffici, Hazon, Chailly, Veneri, fanno parte del repertorio del coro. Pochi anni dopo l’ANA di Milano, a Busto Arsizio nella provincia di Varese, presso il locale gruppo alpini vede la luce il “Coro ANA Monterosa” (1954) oggi diretto da Lino Sementa. Coro con una spiccata capacità nell’attingere dalle diverse realtà corali con le quali in quasi sessantenni di attività è venuto a contatto, tanto da affermarsi proponendo un repertorio di canti che vanno dalle armonizzazioni di Malatesta del Tre Pini di Padova, passando per i Crodaioli, e ancora per il Coro Monte Cauriol. Riproponendo il tutto con la propria caratteristica personalità. Il “Coro ANA di Torino” dell’attuale maestro Giancarlo Nicola nasce nel 1956, e fin dalla propria costituzione ha scelto di preservare lo stile del canto alpino, senza troppo concedere a leziosità e preziosismi che, come dichiarano, spesso solo apparentemente abbelliscono il canto a discapito della genuinità. Non tutti conoscono la storia di questo coro molto legata al canto “La Montanara”. Toni Ortelli, uno dei due autori del celebre canto studiava all’Università di Torino, in quel periodo si era molto avvicinato all’ambiente alpinistico torinese e prese a dirigere la Corale Alpina “Canta che ti passa” che poi diventerà il Coro ANA di Torino. Mentre si trovava al Pian della Mussa si mise a scrivere ispirato alcune parole e della musica. Sceso in pianura, mostrò l’elaborato all’amico Pigarelli che illuminato, mise in atto l’armonizzazione de “La Montanara” che oggi tutti conoscono. Nell’Ottobre del 1958 nasce il “Coro ANA di Vittorio Veneto”, diretto per anni dall’eccezionale musicista e armonizzatore che è stato Efrem Casagrande, sempre chiamato nelle giurie dei più importanti concorsi corali in Italia e all’estero. Nel 1966 ebbe la brillante intuizione di istituire e diventandone direttore artistico il prestigioso “Concorso Corale Nazionale Trofei città di Vittorio Veneto”, ancora oggi il concorso canoro più importante in Italia. Un coro ed un maestro che sono diventati istituzione culturale di un certo periodo storico nelle proprie zone di appartenenza e non solo, con uno spirito interpretativo ed una particolare impostazione canora, sanguigna ed irruente, così come dichiarano nelle pagine del loro sito web, diretti oggi da Pierangelo Callesella. Il 1958 vide la nascita anche del “Coro Grigna” di Lecco, diretto da Giuseppe Scaioli, che nel 1967 entrò a fare parte della famiglia ANA, esattamente a due anni di distanza dal momento in cui venne realizzato, proprio a Lecco e grazie alla locale sezione degli alpini, quello che è rimasto l’unico e vero “Convegno in difesa del canto alpino” durante il quale, i maggiori compositori e maestri di coro dell’epoca si riunirono per compilare il canzoniere ufficiale dei canti alpini. Ancora oggi riferimento per il genere musicale che, contrariamente a quanto si possa pensare, dopo lunghe e animate discussioni, riuscì a determinare la radice alpina di solo 31 canti tra tutti quelli diffusi in quel periodo. Il “Coro ANA Penna Nera di Gallarate” vide la luce nel 1959 sotto la direzione del maestro Giancarlo Bregagni. Un particolare curioso e meritevole di questo coro, lo possiamo descrivere nelle recenti vicissitudini, che danno anche un po’ il senso di cosa significhi la spontaneità della coralità alpina. Infatti da qualche tempo questo storico coro è diretto dal maestro Fabio Zambon, che detiene, senza che questo intacchi capacità, professionalità e dedizione, la palma di direttore di coro alpino più giovane d’Italia, quanto meno con i suoi 16 anni è sicuramente il più giovane direttore tra i cori alpini storici italiani. A lui e a tutto il coro vanno i miei personali complimenti e ammirazione, per una scelta che sono sicuro potrà dare grandi soddisfazioni per il futuro. Per terminare la lista dei cori ANA con almeno 50 anni di attività alle spalle, dovremmo parlare ora di quelli nati dopo gli anni ’60 e proprio nel 1960 a Bassano si forma il “Coro ANA Monte Grappa” che dopo cinque anni si fonde con il “Coro Edelweiss” per mantenere il nome di “Coro Edelweiss ANA Monte Grappa” come è chiamato oggi, diretto da Massimo Squizzato. Tanto per rimanere in tema “bocia”, “punto d’orgoglio del coro è la giovane età dei componenti provenienti da molti centri dell’area bassanese e della pedemontana del Grappa” come dichiarano sul loro sito web. L’inserimento di giovani è importante anche in un'altra formazione storica, il “Coro ANA di Sovere” della provincia di Bergamo, fondato nel 1961 e diretto da Sergio Vigani. Il fatto che i giovani si stiano riavvicinando ai cori ANA è un altro tema importante, i cori sono anche buon viatico di confluenza di giovani in seno all’associazione. Nello stesso anno nasce il “Coro Monte Cesen” e in questo caso, anche se non potremmo parlare di coro storico dell’ANA visto che l’egida arriva solo agli inizi degli anni ‘90, non possiamo che definire questo coro un’importante realtà del panorama corale italiano ora in seno all’ANA. Agli inizi diretto da Piero Pagnin (già direttore del Coro Stella Alpina di Treviso) denominato dal 1965 al 1980 “Gruppo Nuovocorale Cesen” visse sotto la direzione di Paolo Bon, che non credo si possa definire altro se non il più prestigioso etnomusicologo vivente. Non me ne voglia nessuno, ma di una certa generazione, ne sono rimasti veramente pochi e del suo livello ancora meno. Molte delle sue armonizzazioni, soprattutto del genere canto popolare e di ispirazione popolare sono punto di riferimento per molte realtà corali. Come detto, agli inizi degli anni ’90 il coro assume la denominazione di “Coro Cesen ANA Valdobbiadene” oggi sotto la direzione di Toni Facchin. Terminiamo questo excursus sui cori con una formazione che non ha ancora 50 anni, ma è questione di qualche mese, non sembrava giusto non arrivare a loro, anche perché tra i cori con una storia importante non possono mancare. Sotto la guida di un sensibilissimo direttore nato ad Adria, ma dichiarato da sempre Bellunese, che già nel 1961 fonda il “Coro Minimo” di Belluno. Nel 1963 viene fondato il “Coro ANA Roma”, il maestro era Lamberto Pietropoli, a lui si devono molte delle armonizzazioni di canti prevalentemente del centro e sud Italia. Coro in seguito diretto da Guido Podestà eccellente musicista, il quale ha avuto il merito di imprimere carattere e ulteriore capacità interpretativa alla formazione. Sulla scia di chi lo ha preceduto in quanto a capacità, il Coro ANA Roma è da qualche tempo diretto da Eduardo Notrica.
Le qualità artistiche dei cori ANA già solo con questa decina di cori, tendono all’eccellenza nel panorama corale italiano, eccellenza per la ricerca nel campo dell’etnomusicologia, per la creazione di armonizzazioni, per le capacità interpretative. Attingendo dal vasto repertorio dei cori ANA, qualunque realtà corale oggi potrebbe formarsi, creare un proprio repertorio di canti popolari, d’autore, di montagna e degli alpini. L’Associazione Nazionale Alpini ha le potenzialità per potere sviluppare una coscienza corale collettiva unica. Soprattutto la possibilità di riscoprire i nostri Cori ANA e i nostri canti. Proprio in merito al “canto alpino” dopo il convegno di Lecco del 1967 sono state fatte ulteriori scoperte, ma non ulteriori momenti di condivisione. Un canto alpino è tale se nato spontaneo tra gli alpini, nelle trincee, durante le guerre, in molti casi di ispirazione popolare. Non si creda che si riesca ad arrivare poi a più di 40 canti. Oggi, molti troppi canti, in maniera superficiale vengono definiti “Canti Alpini o degli Alpini” magari sarebbe più corretto dire, “Canto di ispirazione alpina” o più semplicemente “Canto per gli alpini”. Per intenderci (non me ne voglia il maestro De Marzi, ma prendo ad esempio due canti per l’ampia diffusione), canti come “Nikolajewka” o “Joska la rossa” non sono canti alpini, anche se molte volte nei programmi dei cori vengono definiti tali. Canti come questi sono certo di chiara e netta ispirazione alpina, narrano di situazioni alpine, ma sarebbe più corretto identificarli come “canti d’autore” in quanto di pura fantasia inventiva, bellissimi, ma non canti alpini. Purtroppo anche in questo caso, non è colpa di chi li ha composti, del genio e delle capacità armonizzative dell’autore, ma piuttosto della superficialità e degli equivoci che vengono generati da chi, poco approfondisce certi concetti. La salvaguardia del “canto alpino”, un bene inestimabile, un genere ben definibile e forse troppo poco definito correttamente, parte anche da queste piccole cose. In ultimo, mi scuso con tutti quanti non ho citato, a mio parere siamo tutti importanti, ognuno a proprio modo. Cantiamo e abbiamo voglia di farlo, questo basta ad essere tutti encomiabili. Auguro a tutti ogni fortuna, io la mia l’ho trovata nel Coro ANA di Milano. Se anche voi cantate, vi invito a trovarla in ogni vostra realtà corale. Se non cantate, e questo articolo è riuscito a suscitarvi un po’ di curiosità, un ultimo consiglio: una di queste sere, recatevi presso il vostro gruppo o sezione ANA e chiedete se è possibile assistere alle prove o al prossimo concerto del vostro coro ANA, ovunque siate, ascoltate le nostre storie che sono le storie delle nostre regioni, dell’animo umano e di tutti gli alpini. Alpinità, è anche fare parte di in un coro, possibilmente ANA. Buon ascolto a tutti.
Ivan Fozzer
coritalitysta